Gianfranco Zappettini

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Gianfranco Zappettini è nato a Genova il 16 giugno 1939, figlio unico di Filippo, negoziante di tessuti e macramè di Chiavari, e di Maria Teresa Gazzolo di Nervi, appartenente a una famiglia di antica traduzione marinara. Frequenta il Liceo artistico Nicolò Barabino di Genova e l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 1961 partecipa al premio San Fedele di Milano, organizza dai Gesuiti per promuovere la giovane arte contemporanea; tra i giurati sono Renato Cardazzo e Giuseppe Ponza di Biumo. Nel 1962 tiene la sua prima personale alla Società di Belle Arti di Genova a Palazzetto Rosso. Sempre nello stesso anno entra nello studio dell'architetto tedesco Konrad Wachsmann (autore fra l'altro della casa di Einstein a Potsdam) a Genova per progettare il grattacielo dell’Italsider in via Madre di Dio, La frequentazione con Wachsmann, che si protrarrà sino all’anno successivo, ne influenza la pittura orientandola verso una ricerca di tipo strutturale. A Genova in quegli anni l'attenzione è rivolta al neoconcretismo e alle ricerche ottico-percettive. Nel 1963 approda all'Università Eugenio Battisti, che nell’Istituto di storia dell'arte dell’ateneo organizza il Museo Sperimentale di Arte Contemporanea, la nutrita raccolta di opere che per qualche anno rimarrà visitabile al Teatro del Falcone per poi essere definitivamente donata alla città di Torino, inizia l'attività della Galleria La Polena di Edoardo Manzoni: fulcro del suo interesse sono artisti italiani e stranieri che indagano su terreni ottico-cinetici e programmati. Prosegue la prima fase dell'attività di Zappetfini. Nel 1963 espone nella Galleria Pescetto, ad Albisola, nella riviera ligure di ponente, dove in quegli anni soggiornano e lavoravano fra gli altri Appel, Capogrossi, Fabbri, Fontana, Lam, Reggiani, in quell'anno sposa Gabriella Gonfiantini e l’anno successivo nasce la figlia Martina. Sempre nei 1964 espone a Verona (Galleria Ferrari) e Bologna (Galleria 2000) e inizia il suo rapporto di collaborazione con La Polena: negli spazi di vico Marchi terrà una personale l’anno seguente, e in seguito ancora nel 1972 e nel 1974. Nel 1967 è a Parigi e visita gli studi di Alberto Magnelli e di Sonia Delaunay; a Zurigo quello di Max Bill, in Italia frequenta Mauro Reggiani, anch’egli operante alla Galleria La Polena, e Mario Nigro: con quest’ultimo stringe amicizia e intrattiene una lunga corrispondenza. L'anno seguente arriva a Genova Winfred Gaul: il pittore tedesco risiede nel quartiere di Boccadasse e per sei mesi lavora alla propria personale alla Polena. Tramite Gaul, cui si lega di fraterna amicizia e che negli anni successivi soggiornerà periodicamente a Sant'Andrea di Rovereto, tra Chiavari e Zoagli, dove lo stesso Zappettini si era costruito una casa, comincia a frequentare l'ambiente artistico tedesco e olandese. Nel 1971 è invitato alla mostra “Arte concreta” al Westfalischer Kunstverein di Mùnster, mostra cui partecipano, tra gli altri, Lucio Fontana, Enzo Mari, Fausto Melodi, Bruno Munari, Mario Nigro, Mario Radice, Manlio Rho. E' il periodo nel quale si sta elaborando il movimento della Nuova Pittura, da cui poi si distinguerà la Pittura Analitica, più legata all’analisi dei mezzi operativi e dei processi pittorici. Alla Pittura Analitica contribuisce con numerosi scritti pubblicati su riviste italiane e straniere (tra cui “Gala international”, “Flash Art", “Data", “Kunstforurn international”). Espone nel 1973 a Livorno e a Firenze alla mostra "Tempi di percezione”, curata da Lara-Vinca Masini e organizzata da Roberto Peccolo e a “Un futuro possibile - Nuova pittura" al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a cura di Giorgio Cortenova. Nel 1974 partecipa a “Geplante Malerei”, organizzata da Klaus Honnef al Westfalischer Kunstverein di Mùnster, nel 1975 a “A proposito della pittura...", mostra itinerante in vari musei olandesi, e ad “Analytiscbe Malerei” di Klaus Honnef e Catherine Millet. Sempre nel 1975 Honnef gli dedica una personale al Westfalischer Kunstverein di Mùnster, di cui era allora il direttore, e nello stesso anno tiene un’altra personale alla Galleria Karsten Greve di Colonia. Nel 1977 è invitato a Documenta 6 di Kassel. Già dal 1976 ha iniziato a lavorare con la fotografia, sempre però“pensando in termini di pittura". Con queste opere tra foto e pittura partecipa nel 1977 a “Photo Malerei” alla Galleria Peccolo di Colonia e a “Aphoto" allo Studio Marconi di Milano. Nel 1978 è presente alla mostra “Abstraction Analytique", a cura di Bernard Lamarche-Vadel, al Museo d'Arte Moderna di Parigi ed espone in una personale dal titolo “Coincidenze percettive tra Genova e Anversa" all’internationaal Cultureel Centrum di Anversa, Risalgono a questo periodo le serie fotografiche “Rincorrere il sole”, “Punto sole sul Tigullio", “Il pittore di cavalletto”, “En plein air" e le serie "Petali”, assemblaggi di cartapesta colorata, cui si affiancheranno, nel 1978-1979, le composizioni di tele dipinte ad encausto, spesso associate a fotografie del paesaggio della riviera ligure. Il 1960 segna una svolta radicale, sia sul piano biografico sia su quello artistico. Zappettini si trasferisce a Sant’Andrea di Rovereto in una sorta di autoisolamento rispetto ai circuiti artistici internazionali. Nel 1981 partecipa alla mostra “Pittura in radice”, curata da Achille Bonito Oliva presso Artra Studio di Milano e nel 1982 alla mostra “Pittura di corta memoria”, curata da Viano Conti, al Palazzo della Permanente a Milano. Alla fine del 1984 inizia una fase di ricerca spirituale che da allora contraddistingue il percorso artistico di Zappettini; abbandonati i procedimenti di distanziamento concettuale e di ironia, le sue opere si ispirano ora al mondo simbolico e al Sufismo. A partire dal 1991 si assiste ad una sorta di ritorno sul piano formale all’esperienza degli encausti e dei “Petali” del 1977-1979 (serie “Sullo sfogliar del Fato”, 1991-1993); poi, dal 1994, la tela, dopo esser stata completamente dipinta, si ricopre di acrilico, in un primo tempo grigio e in opere successive grigio azzurro, mescolato con polvere di quarzo e polvere di marmo, come se uno spesso deposito di polvere discendesse a coprire le forme e la brillantezza dei colori. Espone questa serie di lavori nelle personali alla Galleria Peccolo di Livorno (1994 e1997) e alla Galleria Artestudio di Milano (1995 e 1997), mentre nel 1998 tiene la sua prima antologica al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova, a cura di Guido Giubbini. Con gli Anni Duemila la superficie si fa meno materica, spariscono anche le ultime tracce di figurazione ed il blu pervade tutta la superficie. Del periodo sono le serie dei “Quadrati” e dei “Rettangoli”, i “Misteri", i "Muri del cielo”, oltre naturalmente alla "Trama e l’ordito”, diverse declinazioni dell'indagine su questo colore simbolico, che di recente è stato alternato anche dal rosso e dal nero. Dal 2006 sulle sue tele si riaffaccia anche il bianco, il colore-non colore per eccellenza che in questa fase lascia percepire la presenza di altri colori, è strutturato proprio come trama e ordito e, nella serie “Con/fine", si solidifica assumendo una maggiore consistenza. Dal 2002 si è trasferito a Chiavari, dove ancora oggi vive e lavora e dove, nel 2003, ha costituito la Fondazione Zappettini per l’arte contemporanea, che ha per finalità lo studio e sistematizzazione storico critica della Pittura Analitica e dell’opera dello stesso Zappettini: la prima mostra collettiva, “Pittura 70", a cura di Giorgio Bonomi, viene presentata nel marzo 2004 in Fondazione a Chiavari e successivamente alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate e, tra il 2005 e il 2006, sarà riproposta negli Istituti Italiani di Cultura di Praga e Londra. La Fondazione cura e realizza anche la raccolta dei suoi principali testi sulla pittura (Scritti teorici 1973-1999) e la pubblicazione del volume Gianfranco Zappettini - BLU, in cui sono presentate in particolare le opere in cui predomina quel colore. All'intera opera di Zappettini è invece dedicato dalla Fondazione VAF nel 2007 un volume monografico di 400 pagine (a cura di Volker Feierabend, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo). In questi ultimi anni Gianfranco Zappettini è stato invitato a numerose mostre collettive: tra queste vanno ricordate nel “Pittura analitica. I percorsi italiani. 1970-1980" (Museo della Permanente, Milano. 2007) a cura di Marco Meneguzzo; “Pittura aniconica” (Casa del Mantegna, Mantova, 2008) a cura di Claudio Cerritelli; “Analytica” (Annotazioni d'Arte, Milano, 2008) a cura di Riccardo Zelatore; "Blau" e "Rat” (Kreis-sparkasse, Rottweil, 2008 e 2009) a cura di Jurgen Knubben; “Pensare pittura" (Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova, 2009) a cura di Franco Sborgi e Sandra Solimano. Gli vengono dedicate alcune mostre personali in spazi pubblici tra i quali il CAMeC della Spezia (a cura di Bruno Corà, 2007), il Forum Kunst di Rottweil (con Paolo Icaro, 2007), il Forte di Belvedere di Firenze (2008), il Museo Cascina Roma di San Donato Milanese (2009).

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