Testo di: Paolo Radi |
L'esperienza artistica di Paolo Radi, quantunque la concretezza dei suoi materiali sia evidente, così come la tridimensionalità aggettante delle forme sia del tutto inquadrabile entro i parametri di una concezione scultorea, molto del suo fare si apparenta anche con i modi e i termini della pittura. Questi due linguaggi in lui sanno coesistere e trovare un punto di congiunzione che si traduce in una personale e originale interpretazione delle forme, del materiale, delle consistenze, e, quindi, nell'immagine, attraverso una rielaborazione di tali elementi basati sul principio di alleggerimento delle sostanze impiegate che, stratificandosi su piani diversi, trovano modo di amplificare la loro leggerezza e il loro silenzio in un'appropriazione ancestrale di oscurità e bagliore.
Radi sa miscelare e combinare, con risoluzioni inestricabili nel loro pulsare emotivo, la luce e il buio, lo splendore e l'ombra, a volte animando il magma cromatico metallico dal chiaro in altre dallo scuro, nel tentativo di trovare un nitore capace di attraversare quella concretezza opalescente e mimetica che connota ogni sua opera. Con questa sollecitazione continua la sostanza concreta ed effimera che si palesa allo sguardo - o che tenta di farlo - si modella entro i canoni di una bellezza che intercetta e guida l'esclusività della risonanza cromatica agita da Radi: fatte di luminosità silenti o di oscuri clamori che affiorano plasmando e modulando la materia dell'involucro semitrasparente che le trattiene, assistiamo alla lenta evoluzione di opere che sono visione concreta di un concetto allo stato pupale, pronto e desideroso di accedere alla pienezza della vita e, quindi, di chiarirsi nell'universo definibile dell'esistente.
La concezione analitica dei lavori di Radi lasciano intravedere la possibilità di decifrare il mistero insolvibile dell'immagine e del suo valore intellettivo e conoscitivo, pertanto la prassi del suo fare artistico assume i contorni di una ritualità sacrale che, opera dopo opera, cerca di concedere allo sguardo del mondo la decifrazione di una teofania, di una apparizione trascendente, che superi il limite-confine del reale.
Nel superbo lavoro intitolato Trittico del grigio dorato tale esercizio sacrale trova una risonanza ulteriore nel riappropriarsi di una struttura compositiva che immediatamente rimanda alle formule dell'antico: al suo interno, invece che al rinnovarsi rituali di sacre conversazioni, dedicazioni, estasi o crocifissioni, Radi accoglie una nuova modalità espressiva per attuare quell'intrinseca esegesi del visibile che lega le diverse tipologie di sue opere. Anche in questo lavoro composito si celebra il rito dell'immagine che affiora e germoglia; che anima un proliferare di essenze vive e mai appagate di doversi chiudere entro una bidimensionalità non più sufficiente. Non soddisfatte della loro condizione "pittorica" queste molteplici forze espressive agiscono esercitando una pressione che si fa spazio concreto, visibile e rintracciabile nel reale, e sono in tensione, al limite, pronte ad irradiare tutta l'energia vitale che le attanaglia o ad implodere in un nulla che lascia sempre spazio alla speranza di altre e nuove apparizioni. |
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