Claudio Olivieri: L'urgenza di accadere. Testo scritto da Riccardo Guarneri. Caro Claudio, Grazie, Claudio, per la bella pittura che hai dato e continui a dare a noi tutti. Con affetto e stima, Riccardo Guarneri
Per Claudio Olivieri. Claudio Verna.
La pittura dì Olivieri si presenta di fronte a noi nel suo accadere. Accade facendosi luogo e sostanza. Nasce come evento e dall'evento non si discosta. Non rappresenta, non indica, non simboleggia, resta nel movimento che l'alimenta e la sottrae a quanto le è estraneo. E' caratteristica dell'evento trovarsi in una posizione di solitudine, non perché manchi la comunicazione o, tanto meno, l'emozione di un riscontro, ma perché tale è la sua connotazione. L'evento accade quando tutto il resto si ritrae. Da ventanni, da quando gli ultimi, erranti, segni hanno lasciato le tele di Olivieri, ciò che avviene in questi quadri, avviene nel silenzio che li circonda. Un silenzio avvolgente che cì coinvolge e porta a un ascolto totale: la pittura non è solo quella che abbiamo di fronte, ma il luogo che abitiamo. Non possiamo, se si è compreso ciò che accade, essere all'esterno, ma all’interno del fenomeno. Anche perché l'esterno di questa pittura è quanto della sua interiorità si vede. E in ciò si conferma ancora l'accadere dell'evento, che non si fissa, non si costruisce, ma ci sorprende e ci affascina per il suo esserci. Oscura, inquieta, notturna anche quando accoglie la luce, questa pittura fa del colore la propria tonalità. Fluido e mobile, il colore trova la sua consistenza nell’inquietudine di un respiro incessante e profondo. Mai fermo, anche quando sembra chiudersi nelle cromie più profonde, scorre e si rigenera. Qui il colore non si organizza in forme, non insegue figure, ma si distende pienamente, nella libertà che gli deriva dal non subire ordini e quindi avendo per sé soltanto il proprio ordine, il depositarsi, sovrapporsi, trasformarsi, è di questo colore che conserva, della tecnica con cui viene applicato, l'attimo di sospensione prima di raggiungere la tela. Conserva la trasparenza nella stratificazione, allo sguardo è possibile percorrere l'oscurità che comunque rivela ciò che può svelare. I lavori di questi ultimi anni, dal sommovimento in tempi lunghi, riflessivi, delle opere precedenti, portano a un'atmosfera più percorsa da ampie evoluzioni, come da repentine correnti. Olivieri agisce prevalentemente sui lati verticali, provocando movimenti in successione che si rincorrono e sovrappongono, o con attraversamenti diagonali che sconvolgono più internamente la superficie. Questa maggiore mobilità della pittura ne potenzia la fluidità, aumenta la leggerezza, che non intacca la sostanza, ma rende più percepibili le trasparenze. E' soprattutto l'idea di superficie a subire le maggiori variazioni, prima la superficie era il luogo del profondo, cì afferrava nella vertigine silenziosa di un percorso intenso, assoluto. Ora sulla tela è tutto più accelerato. L'attenzione è maggiormente inquieta, meno riflessiva. Agiscono e reagiscono gli impulsi, gli scatti nervosi, lo sguardo è mobilissimo. La maggiore visibilità di ciò che accade, non accresce il possesso di questa pittura, ne indica anzi l'inafferrabilità. L'accelerazione del suo respiro muta anche il senso temporale che, in rapporto al movimento, acquista maggior rilievo. Non scorre più nel silenzio delle sedimentazioni, ma pone con fermezza il problema della sua presenza e della sua incidenza. Tempo incessante di una pittura persistente, testimone del proprio esserci e trascorrere. Presenza, non più di una lontananza che si avvicina ma, ora, nelle opere recenti, presenza immediata, di cui sentiamo l'urgenza di accadere. Il diverso accadere crea una nuova immagine. Si è modificato lo spazio o, per meglio dire, quello che era il luogo delle adiacenze e degli scorrimenti sì è fatto propriamente spazio. Il colore qui si solleva, vibra, la forza che lo muove crea dei vortici, a volte vere e proprie bufere che sconvolgono la superficie. Ma poi, si avverte, c'è sempre all'interno una dimensione profonda. E' infatti questa che ora si dischiude maggiormente e più concede al nostro sguardo. La presenza di un altrove non ha mai lasciato queste tele, i diversi tempi e movimenti che distinguono gli ultimi, dai precedenti lavori, non mutano l'orìgine, ma il termine. Cambia il nostro incontro, l'evento ha un'inquietudine differente. Resta la conferma di una pittura che più si avvicina a se stessa, più si dilata e ci raggiunge. |