Testo di: Achille Perilli - Geometrie improbabili

Achille Perilli: Geometrie Improbabili.
Testo Critico a cura di Toni Toniato.

Non è solo l'implacabile coerenza creativa - la medesima che contrassegna l'assolutezza formale dell'opera di protagonisti del Novecento, come, per fare qualche esempio, di Mondrian e di Fontana, di Barnett Newman e di Klee - a rendere straordinario l'ormai lungo percorso artistico di Achille Perilli, impegnato tuttora a costruire sulle superfici pittoriche delle nuove architetture di spazi che si snodano in un’euritmia di ariose evoluzioni cromatiche, in una tessitura per certi versi "frattalica", dove ogni elemento segnico si coniuga e si raccorda secondo l'ordine struttivo di una misteriosa dialettica che governa le forme e i movimenti dell'universo e di quello esperito, invece, dalla coscienza immaginativa. L’artista peraltro ha saputo declinare le tante e diverse stagioni stilistiche, da lui finora percorse, sulla base innanzi tutto dell'aureo principio della variatio, mutuando dai linguaggi delle più avanzate esperienze visive e musicali - quesfiultime a lui ugualmente ben note per congeniali parallelismi teorici ed operativi - una personale ricerca sulle modalità strutturali del segno-coìore-suono, scoprendo altri sistemi metrici e ritmici, in funzione di una “timbrica” spazialmente effusiva, anzi dilatata o concentrata, elemento per demento, cellula per cellula, sino agli estremi della sublimazione geometrica e di una purezza formale assai prossima agli insuperabili confini sonori del suo amico compositore Scelsi, purtroppo poco compreso, a suo tempo, e soltanto oggi riscoperto. In un certo senso, anche le "figure" costruite da Perilli sono dei mandala sonori che attraggono lo sguardo ad ascoltare il silenzio sconfinato del cosmo. A dirne, un'altra volta e in maniera diversa, diversamente manifestata, l'incommensurabilità. Le attuali partiture pittoriche di Perilli trascendono, infatti, le sintattiche normative dell'astrattismo storico, sia nella sua versione costruttivista che lirica, preludendo, fin dal titolo che esse assumono, ad indagare e rappresentare non tanto delle icone astratto-geometriche e tanto meno degli Idola di un razionalismo totalizzante e per ciò stesso progressivamente risolvente, quanto delle figure improbabili, dei "grafemi" del pensiero e della sensibilità moderna, dei "diagrammi" cromatici o dei "tracciati" multidirezionali: vettorialità segniche e formali inestricabilmente diffuse che suscitano vitali spazi di tensione e di attrito, diramandosi sulle opposte diagonali della superficie pittorica, elevandosi in movimenti discontinui della materia, in rotture e scatti, per pulsioni della mente e del sentimento, configurando sequenze di eventi destinati nello stesso istante a significare ineludibili pieghe di memoria, vissuti intrichi di emozioni, cruciali nodi di riflessione. Una molteplicità di prospettive dunque che confluiscono a movimentare e a sovvertire il meditato calcolo di quegli insiemi temporali che intervengono nell'esperienza concettuale e percettiva dell'immagine, generando perciò mutevoli strutture spaziali, catene di rigorose enucleazioni geometriche e di logiche espressive addirittura paradossali, le une e le altre ugualmente pervase di un incessante e coinvolgente dinamismo inventivo. L’intento dell'artista che nel suo vasto repertorio tematico ha pure sperimentato pronunce e mozioni desunte da aree estetiche alternative se non contrapposte - ossia dai principali fenomeni dell'avanguardia che hanno caratterizzato il secolo scorso - operando inoltre in quasi tutti i campi della creatività artistica, dalla pittura alla scultura, dal design alla scenografia, dall'architettura al fumetto, dalla grafica alla poesia visiva, rimane quello soprattutto di elaborare, ogni volta, un processo di inveramento conoscitivo e di trasformazione immaginativa, ossia di conseguire un metodo operativo capace di raccordare ed esprimere, in effetti, quella pluralità di momenti e situazioni concettuali ed emotive che seppure in modo paradigmatico costituiscono davvero la complessa realtà del mondo interiore ed esteriore. In questi ultimi anni si avverte nei suoi lavori un'intensità espressiva persino stravolgente, sebbene mai magmatica, che pare mettere comunque a repentaglio gli equilibri pur precari, instabili, dei suoi poliedrici spazi, delle sue enigmatiche trame gestuali al punto che anche la materia cromatica risulta galvanizzata da temperature finora imprevedibili. Le forme che nelle sue concertate proposizioni strutturali aspiravano da sempre a conquistare una non illusoria volumetria, ora, si flettono a mostrare altre dimensioni, a prospettare profondità inaudite, sondaggi su territori, dell'inconscio più abissale, su regioni di oscure ma inesorabili mutazioni organiche, assumendo bizzarre, vorticose evoluzioni geometriche, proliferanti dinamiche che si contrastano e si armonizzano in uno sviluppo insieme vitale ed indeterminato. Con queste acrobatiche proiezioni su una spazialità fluida, pressoché sconfinata, indefinita, le quali però tendono a disarticolare schemi mentali e convenzioni percettive - compresi gli omologanti codici del linguaggio non analogico - Perilli pone ed affronta nella sua estrema sfida creativa una capitale questione relativa, in questa circostanza, a quei margini ancora di assoluta libertà immaginativa che è dato conquistare per non dover definitivamente rinunciare a valori essenziali dello spirito e della sua sovrana individualità. E' evidente che queste enunciazioni rivestono nelle loro formulazioni metalinguistiche un significato più profondo, i contenuti delle quali superano, infatti, la sfera dell'estetico e puntano a comunicare cocenti istanze che attengono allo stesso destino dell'arte e dell'uomo. Più che una metodologia dell'irrazionalità come qualcuno ha ritenuto di avanzare per le sue recenti proposte si deve invece registrare l'ulteriore messa in forma di una visione che nell'autonomia del processo espressivo comprende, in maniera dialettica, aspetti in apparenza conflittuali tra rigore conoscitivo e pulsione fantastica, tra oggettivazione analitica ed insorgenza immaginativa, mostrando con sistematico rigore e con cristallina chiarezza l'interazione di questi fattori nella formazione di una coscienza creativa capace di prospettare altri orizzonti di senso e di accedere a realtà non solo fenomeniche, il che richiede che la stessa esigenza estetica sottenda un medesimo impegno critico ed etico. Oltre - quindi - la splendida figurazione di queste geometrie instabili, distorte, forse improbabili, aliene comunque da ogni codificazione meramente empirica, da ogni condizionante determinazione formale, vi scorre sulle superfici un mirabile flusso di energie che si respirano dal pleuma spaziale di una pittura elettrificata da incessanti cangianze cromatiche, da vivide pulsazioni luminose, sul circuito di incandescenti magnetismi visivi, tra misure e dismisure, tra caos e ordine, al misterioso esito, poi, di un esaltante movimento di trasformazione metamorfica e di trascendimento percettivo. Orbitano nei cieli fantasmatici delle pitture di Perilli una sorta di strani asteroidi dalle geometrie sghembe, anomale, eccentriche, astrusi congegni trasvolano le latitudini del vuoto e del pieno di questo cosmo immaginario a riprova irrefutabile che l'impossibile, magari il non ancora apparso o conosciuto appartiene non solo ipoteticamente al possibile, bensì in concreto a quelle specifiche prerogative dell'arte che nel fragrante presente hanno la capacità di fondare - di continuo - la memoria e del passato e del futuro. Nella storia della pittura di questo tempo, l'opera di Perilli, attraverso le sue affascinanti metafore visive, riesce non solo idealmente a testimoniare in maniera che può trovare in questo campo ormai ben rari confronti, per qualità poetica e per tensione morale, il valore di per sé insurrogabile delle ragioni intellettuali e spirituali dell'utopia, tentando con ciò di restituirne o, meglio, di costruirne il senso, di configurare un'attualità pertanto meno effimera, forse ancora, come l'artista ci indica, da ripensare nelle prospettive del suo divenire.

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