Testo di: Franco Beraldo - Verso l'immediato

Franco Beraldo: Verso l'immediato.
Testo Critico a cura di Dino Marangon.

Va detto che Beraldo è un pittore che potremmo definire di successo, nel senso che le sue opere hanno un buon riscontro presso il pubblico. Allora io mi sono posto il problema di quali siano i motivi. La pittura al giorno d'oggi è sempre più difficile proporla, mentre lui riesce a farla accogliere. Ha cominciato a dipingere con continuità nei primi anni Settanta. Era l'epoca in cui prevaleva un interesse per la Pop Art, un'arte che aveva la sua origine nell’informazione di massa, i cosiddetti mass media. In quegli anni anche gli artisti guardavano la realtà non più direttamente, ma attraverso mezzi diversi come il cinema e la televisione che rompono e frammentano quell'ipotesi di realtà. Beraldo secondo me è tutt'altro che un artista ingenuo, ha fatto un'operazione veramente intelligente e acuta: ha pensato che non fosse necessario avere un approccio di questo tipo, soltanto con i mezzi della modernità, attraverso il filtro dei mass media, ma che la stessa pittura potesse essere avvicinata attraverso strumenti analoghi. Quindi lui cosa ha fatto? E’ andato indietro, ha visto la pittura che potremmo definire vagamente del Novecento italiano, l'ha disarticolata, ha scisso e ha trovato le parole; con queste parole, con il lessico, ha ricomposto delle nuove frasi e ha fatto la sua pittura che non è una pittura diretta, non è una pittura di sensazione, ma nasce sempre da un pre-testo, cioè un testo che viene prima: la pittura novecentesca. In questa maniera è riuscito a proporsi al pubblico con un linguaggio che bene o male era già accolto, già familiare, e ha trovato la strada per offrire, tra l'altro, delle visioni unitarie, quindi rassicuranti. In questo modo è riuscito ad instaurare un rapporto diretto con il pubblico. Ha puntato molto sulla fattura, con la riscoperta dell'affresco, e la cura che mette nei materiali, nei processi e nei procedimenti. Ha fatto del rispetto per il mestiere una sorta di culto personale. Tutto questo è stato valido sino al salto del secolo; qui c'è stata una sorta di frattura, ha abbandonato probabilmente questo modo di fare per cercare una immediatezza (per questo: “verso l'immediato"), un rapporto nuovo con la realtà. Ha influito sicuramente tutta una formazione culturale di cui lui parla poco; e il suo interesse per l'alchimia è ipotizzabile se si prendono in considerazione i suoi colori. Il verde, il bruno, il bianco, le terre, i colori che trovavamo originariamente spazio nella tavolozza di Beraldo, sono i colori del qui ora, delle cose che stanno davanti. Adesso vengono sostituiti principalmente dal rosso e dal blu, colori che in alchimia potremo definire della rubedo, ovvero di ciò che ha a che fare con "andare: oltre le apparenze; sono i colori dell'interiorità, dell'elevazione. In questa maniera Beraldo ha potuto superare l’immagine referenziale, è scomparso l'orizzonte. Tiene ora maggiormente conto del fatto che la tela è bidimensionale, ha ricomposto l’immagine in maniera più diretta, più rischiosa. Se prima l'autore stesso era quasi escluso dall’opera perone si trattava di una operazione quasi linguistica in cui il vocabolario appariva in qualche modo predeterminato, ora invece è lui che si espone in prima persona, che si mette più a rischio. Verso l'immediato in realtà è un ossimoro, una contraddizione: perché non si può andare verso l'immediato, e probabilmente in questo nuovo procedere Beraldo è sfato sorpreso dall'immediatezza. Perchè dall'immediatezza ci si può soltanto far sorprendere.

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