Franco Costalonga: Geometrie in movimento. Testo Critico a cura del Prof. Dino Marangon.
E’ a partire dalla fine degli anni Cinquanta che, in concomitanza con l'esaurirsi delle poetiche informali, con sempre maggior convinzione e assiduità, gli artisti "...si impegnano in ricerche sistematiche, condotte con metodo critico...", in funzione di una sempre più approfondita verifica dei "...procedimenti della creatività artistica", sul fondamento di "...una analisi il più possibile rigorosa delle strutture della visione e della costruzione dell'opera sulla base di procedimenti logici", accostando così, significativamente, "l'esperienza dell'arte ai modelli delle scienze umane...", dello strutturalismo linguistico, della logica matematica e, soprattutto delle più avanzate indagini della psicologia sperimentale. Le conseguenze di tale rinnovato approccio saranno da un lato la consapevolezza che la realtà intesa quale oggetto sia della conoscenza che della formazione artistica andava concepita "...come un risultato della nostra azione e non più come un essere che preesista a questa", finendo così col coincidere con 1o "...spazio-tempo della produzione", e dall'altro con l'illusione che fosse possibile attingere a una accentuata" ...oggettivizzazione della percezione estetica",fino alla sparizione della soggettività dell'autore e alla pericolosa utopia di un "...universo d'ordine e di disciplina dal quale "fosse eliminabile qualsiasi arbitrarietà, così di esecuzione come di giudizio."Fortunatamente tale totalitaria ideologia verrà coinvolgendo solo gli ingenui o gli epigoni. I più avvertiti si proporranno infatti di "...cercare una progettualità conseguente e verificabile, ma non a priori...", tale da mirare ad una riaffermazione della "...razionalità", ma "fuori da astrazioni preconcette", praticandola "all'interno dell'esistente con una compromissione... nel vivere, agire e presentare lo spazio", entro le coordinate di un'arte che riveli nel progetto Ia struttura mobile dell'esistenza, come lucidamente ebbe a scrivere in quegli anni, nel saggio Progetto e Destino, Giulio Carlo Argan", sulla base della consapevolezza che la stessa "...percezione è solo un momento di un'attività ben più vasta, l’immaginazione, cioè il conoscere e il pensare, mediante le immagini." E’ in questo mobile, vario e non definitorio orizzonte di matrice sperimentale, aperto alla invenzione e alla fantasia, che verrà sviluppando le proprie distinte istanze creative anche Franco Costalonga. Fin dagli esordi, in ambito ancora liberamente figurativo, Costalonga è venuto evidenziando, come ha avuto modo di rilevare Giuseppe Mazzariol, una significativa capacità di operare "...una intelligente e criticamente motivata scelta dei termini necessari all'espressione del proprio mondo poetico", allora popolato dalle fugaci e irrealistiche presenze "da Licini a Wols" – "...di misteriosi personaggi, quasi sempre angeli, esseri il cui passaggio lascia un'orma appena individuabile." Ma, ben presto, ciò che verrà assumendo un ruolo predominante sarà l'approfondimento dei termini stessi del linguaggio sia della pittura, esplorata in variazioni sempre più sottili, "...ricche di intonazioni prevalentemente limitate a un'unica costante coloristica... dai rosa più delicati e preziosi, ai sanguigni più accesi e robusti...", che dell’incisione, nell'ambito della quale, l'artista veneziano, a conferma del suo impegno eminentemente strumentale, perverrà a una significativa molteplicità di varianti cromatiche e compositive, ottenute nella stessa opera tramite la suddivisione della medesima lastra in più pezzi e il loro variabile accostamento, attraverso il quale, media te l'abile impiego di raffinate tecniche di stampa calcografiche e calcotipiche, ottenere multiformi e diversificate tirature. Ricerche, queste ultime, che verranno indirizzando, con sempre maggior consapevolezza, gli interessi di Costalonga intorno alle problematiche connesse alla riproducibilità e moltiplicabilità dell'opera. Verrà così maturando la sua adesione al nuovo gruppo denominato Dialettica delle Tendenze che esordirà nell'ottobre del 1965 alla Galleria Artecentro di Milano, all’ insegna, come scriverà in seguito Berto Morucchio, del "...superamento di posizioni linguistiche che non hanno più peso nella storia...", mentre, continuava il critico, "...l’ incompiutezza che definisce e accomuna le espressioni attuali, facendole partecipi del suggestivo tono dell'apertura, permette che si sviluppino all’interno di una esperienza, segni che si pensavano ad essa estranei", concludendo quindi con l'affermare che, proprio "La circolarità, che però non si chiude, che può investire i diversi modi espressivi chiede, tuttavia, ch'essi appartengano a una medesima area culturale e la loro esistenza, mentre riconferma l'attualità dell'atto espressivo, pone, illuminato e attivo, l'imperativo di una ricerca comune e collegata dove, ugualmente attivo e incondizionato, giochi il suo nuovo ruolo di fruitore. Venivano in tal modo poste le premesse per un sempre maggiore approfondimento delle esigenze e delle fenomenologie della modernità, tramite l'accostamento anche alle nuove sperimentazioni e ai nuovi materiali messi in essere dai più recenti sviluppi tecnologici e industriali. Nasceranno così i suoi Rilievi speculari, frutto di aggettanti superfici tensionate, generanti forme tridimensionali variamente ordinate e combinate in sempre nuove e articolate strutturazioni, a significare un sempre più complesso e insieme concreto e virtuale (nelle miriadi di immagini riflesse indotte) dominio dello spazio. Nel frattempo le sue ricerche andranno indirizzandosi con sempre maggior consapevolezza alle sperimentazioni di matrice cinetico-visuale che lo porteranno a far parte del Gruppo Sette Veneto: gruppo di studio collegato con il Centro Operativo Sincron, presieduto da Bruno Munari. Un originale contributo all'approfondimento della natura stessa delle percezioni delle immagini verrà offerto da Costalonga nello splendido ciclo dei suoi oggetti cromocineticl costituiti dal perfetto allineamento ortogonale, all'interno di trasparenti scatole di plexiglass di un numero determinato di semisfere riflettenti, nelle quali era stato inserito un cilindretto colorato. Viene così posto in essere, stando alle parole di Umbro Apollonio, "...uno spazio a carica generatrice", in grado di produrre tutta una serie di immagini coordinate con segno positivo e negativo che vuol dire con effetti dimensionali e direzionali diversi a seconda dello spostamento del riguardante." Tali "ricerche sul cinetismo di specularità su corpi concavi e convessi", oltre a evidenziare cospicue regolarità rilevanti proprietà di coordinamento prospettico matematicamente rilevabili, al punto da indurre 1o stesso Apollonio a definire queste opere "immagini a processo cibernetico", lasciano comunque emergere, nel pervasivo espandersi delle riflessioni cromatiche, come, pur nella chiara volontà di sottolineare mobilità, la varietà e la non definitorietà del reale, nell’ intento demistificatorio di mostrare che non esistono illusioni, ma soltanto verità da scoprire e investigare", affiorasse altresì e prendesse il sopravvento la stupefatta meraviglia del colore, a testimonianza di come Costalonga non intendesse, per altro verso, rinunciare alla dimensione auratica dell'arte. Attivo nel frattempo anche nel campo dell'arredamento, dell'oreficeria, del design, dell'illuminotecnica dell'arredo urbano, Costalonga, comunque, non accetterà mai di limitare la propria creatività nell'ambito di una logica puramente funzionalistica e di consumo, rilanciando continuamente le proprie capacità immaginative e indirizzandole sia all'analisi e all’invenzione formale che alla pura investigazione percettiva. Dopo aver approfondito, non senza autoironia, le problematiche relative alle possibilità di assemblaggio e di evoluzione strutturale di predeterminati moduli di base – ricerche culminate nel grande Doppio Elicoide in acciaio inox, di oltre tre metri di altezza, presentato alla Biennale del l970 - sempre nel tentativo di "... realizzare elementi di per sé semplici al massimo grado, ma che contengano in nuce le possibilità di costituire complessi dotati di massima coerenza, ma diversi tra loro", qualche anno dopo, Costalonga verrà altresì esplorando il "chiaroscuro cromatico", inteso come "...diminuzione del grado di saturazione di un colore, non per mescolanza con un altro, per cui darebbe luogo a un derivato, ma all'aggiunta di bianco e nero. "Nasceranno così, a partire dal 1973, i suoi Oggetti quadro a funzione estetica, "...sui gradienti di luminosità, per i quali Bruno Munari, vero e proprio nume tutelare dei nuovi operatori visivi italiani, affermerà: "Considerato che il gradiente di luminosità di un colore è", appunto, "in relazione alla quantità di bianco e di nero fusi al colore stesso, e considerato che il bianco e il nero non sono colori, ma presenza o assenza di luce, Costalonga stabilisce di catturare l’ombra o la luce sul colore mediante variazioni dell’orientamento del supporto modulare. Questo supporto modulatore della superficie percettiva è", specificherà ulteriormente Munari, "un cilindro sezionato a 45 gradi che sarà sistemato sul campo visivo secondo la struttura scelta. Il taglio a 45 gradi produce nel cilindro una superficie ellittica che diverrà sede del colore. La disposizione dei moduli lungo le linee della struttura dell'insieme, secondo una rotazione programmata, darà una certa esposizione alle facce ellittiche. L’incidenza della luce sul colore così esposto, darà le varianti di luminosità. Dipenderà dalla scelta strutturale e dalla variazione dei gradi di rotazione dei moduli tutta una serie di varianti..."L'opportuna orientazione dei gradienti colorati provocherà infatti nel fruitore la percezione di sfumature, ondeggiamenti, intensificazioni o attenuazioni nelle saturazioni cromatiche: effetti talora accentuati conferendo meccanicamente un movimento rotatorio reale ai diversi settori costituenti l'articolata struttura dell'opera, generando in questo modo sensibili metamorfosi e variazioni, a sottolineare l'essenziale dinamicità dello spazio-tempo, nella consapevolezza che "...le forme non sono qualcosa di immobile che aspetta di essere visto, ma anche qualcosa che si fa mentre noi lo ispezioniamo. "Costalonga perverrà così prima a focalizzare la propria attenzione e i propri impulsi creativi sugli effetti delle variazioni di simmetria, mettendo in evidenza le possibilità di variazione, di trasformazione e di mutazione rilevabili nell'ambito di una precisa e organizzata progettualità strutturale, per giungere quindi, all’ inizio degli anni Novanta nella splendida serie delle Espansioni, a liberarsi anche da ogni ordinamento di matrice costruttiva, improntato a una reticolarità di stampo cartesiano, per dare una sempre più libera, fluida ed effusiva dislocazione dei punti di colore sul piano dell'oggetto-quadro. Significativamente a questa raggiunta libertà compositive verrà accompagnandosi anche il superamento degli intenti prevalentemente analitici fino ad allora predominanti nelle sue opere per lo più incentrate sulla verifica dei procedimenti della creatività artistica relativi ai modi della comunicazione estetica e alla corrispondenti risposte del fruitore. Pur mantenendo ferma la sua avversione nei confronti della "...genericità di molte proposte" da lui definite "inattuali e tendenti a recuperi romantici o peggio...", proprio giocando sulle differenze fra la predeterminazione del campo nel quale consistono le opere e la mobilità delle figure via via in esse emergenti, anche in base alle dinamiche dovute ai movimenti e alle capacità interpretative dei fruitori, Costalonga verrà infatti aprendo le strutture cinetico-visuali dei propri oggetti quadro alle possibilità connesse agli universi dell'analogia e della metafora. Le sue Espansioni verranno così assumendo l'aspetto di inesplorate estensioni cosmiche, di sconosciute galassie vaganti in sconfinati spazi siderali. In seguito, l'artista veneziano verrà addirittura coinvolgendo il pubblico nel gioco della concreta variabilità dell'opera: nelle sue Tensoforme, realizzate mediante attrazíoni magnetiche a disposizione variabile esercitate su superfici metalliche traforate, per suscitare così dinamiche alonature e fluttuazioni di frequenze luminose e impalpabili apparizioni di soggettivi, affioranti cangiantismi. In queste opere verrà in tal modo riservata al fruitore la possibilità di collaborare col lavoro dell’ artista, interagendo liberamente nell’alveo delle predeterminazioni di massima previste dell’autore. Un’ulteriore smaliziata apertura a briose allusività ludiche verrà probabilmente posta in atto da Costalonga anche nell’ampio ciclo degli Specchi, nei quali minuscoli, geometrici frammenti speculari appesi ad invisibili fili di nylon, ad ogni impercettibile movimento dell’aria, danno origine ad una infinita serie di balenii, di riflessioni, di caleidoscopici, sfuggenti sprazzi di luce,la cui inafferrabile volubilità, apparirà sovente sottolineata, per contrappunto, dalla giustapposizione di statici reticoli plastici, variamente colorati. Lungi dal placarsi, l'inventività di Costalonga verrà altresì esplicandosi nei suoi Pseudorilievi, costituiti dall’inserimento a perpendicolo lungo linee parallele equidistanti, su un supporto uniformemente righettato, di lamine specchianti di differente forma e misura che riflettendo e distorcendo l'immagine della superficie circostante, vanno creando significativi volumi virtuali che, suscitando sensibili, ancorché illusorie vibrazioni spaziali e luminose, provocano effetti di rilevante modulazione ritmica. Alla volontà di immergere il fruitore in una sempre più accentuata moltitudine di ininterrotti cambiamenti, risponderà invece la realizzazione dei Reflex caratterizzati dall'inserimento su ampi velari di tessuto non tessuto in friselina, di innumerevoli, sporgenti lamelle irregolari in PVC (ma in taluni casi si assisterà anche alla giustapposizione di mobili dischetti speculari) le cui superfici riflettenti, ad ogni minimo mutamento di luce moltiplicano nell’ambiente circostante un’infinità di lampeggiamenti, brillii, iridescenze multicolori, dando origine a inafferrabili e coinvolgenti atmosfere cromatico-luminose, le cui pulsazioni generano un continuum variabile le cui sequenze visuali potranno essere ampiamente potenziate a seconda della disposizione e dell’intensità delle fonti luminose colorate che corredano l'opera. Una complessità e ricchezza di aspetti e stimolazioni, quelle messe in atto da Costalonga, tali da suscitare e coltivare, oltre ogni immediatezza percettiva, molteplici istanze iconologiche, emozionali e simboliche, in grado non solo di risvegliare persistenti appelli ermeneutici, ma anche, in certi casi, di reggere la loro trasposizione nel forse più tradizionale, ma ancora infinitamente comunicativo universo della pittura. Nascono cosi nuovi cicli di opere, nelle quali Costalonga, pur senza mettere in discussione i termini stessi dei procedimenti ideativi adottati – senza cioè negare i fondamenti delle proprie creative costituzioni d’oggetto – perviene ad una rinnovata formulazione d’immagine. Egli verrà infatti realizzando una vasta serie di Destrutturazioni – acrilici su tela o su legno – nelle quali l’insistita regolarità del reticolo ortogonale che costruisce l’immagine appare improvvisamente contraddetta da deflagranti fluidificazioni, da incandescenti fusioni cromatiche, metafora forse di catastrofici, spettacolari sconvolgimenti o, viceversa, di agognate e più ottimistiche liberazioni. In un mondo in cui sempre più forte appare il rischio dell’omologazione e della unidimensionalità, Costalonga sembra cosi invitare a non arrendersi, proponendo con le proprie opere esempi di grande vitalità in un ambito – quello astratto–percettivo - in grado di rinnovarsi facendosi portatore ed interprete di sempre nuovi significati. Pienamente consapevole dell’importanza delle nuove scoperte e dell’influenza sempre maggiore delle nuove scienze, pur al di fuori della genericità di molte proposte tendenti a confusi recuperi romantici o addirittura esoterici, con le sue sempre nuove creazioni Costalonga intende infatti comunicare, di non poter rinunciare ad “ …affermare l’umanizzazione della tecnologia attraverso l’arte…”. Ma ulteriori brillanti realizzazioni sono all’orizzonte. In ogni caso ciò che pare contraddistinguere la sempre rinnovata ingegnosità creativa di Costalonga sembra essere la capacità di dare, avvalendosi delle infinite possibilità offerte dai nuovi materiali e dalle nuove tecnologie,sempre nuove strutturazioni immaginative all’incontenibile universo delle percezioni.
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